In Marketing Sportivo, MotoGP

Ormai sono due stagioni che il motomondiale è spezzato in due tronconi (lo scorso e anche questo in corso). Qual’è la causa? Semplice: il fiorire delle MotoGP CRT e la riduzione drastica delle moto ufficiali.

Partiamo un attimo da un semplice presupposto per chi è magari seguace della MotoGp ma non conosce tutta la vicenda. Le CRT (Claiming Rule Team) sono state introdotte dallo scorso mondiale. Lo scopo? Per dirla in termini semplici immettere scuderie in un mondiale che perde i pezzi ogni anno che passa. Con l’addio nel corso degli anni delle moto ufficiali, tra cui le ultime come la Suzuki e la Kawaski, il MotoGP rischiava di diventare un mondiale per pochi. Visti anche i sempre più esosi costi che dovevano sobbarcarsi i team non ufficiali, pagare 4 milioni di euro per il leasing di una MotoGP che a fine stagione se ne tornava allegramente alla casa madre, nel 2011 si prese la decisione di inserire le moto CRT.

Le moto CRT sono moto ‘ibride’ con motori di serie da 1.000 cc adattati a proposito. Qualunque team privato può decidere di correre con le moto CRT motorizzate non dai marchi raggruppati nella MSMA (le case ufficiali Honda,Yamaha, Ducati). Inoltre possono godere di diversi vantaggi, che comprendono la disponibilità e la durata dei motori, oltre ad avere una maggiore capacità dei serbatoi. Questa soluzione, come detto inventata dalla Dorna per evitare una MotoGP tra pochi eletti, ha creato non poche discussioni anche nei cugini della Superbike.

Infatti la scelta delle CRT ha popolato il MotoGp di moto ‘derivate’ simili alle SBK, tanto da chiedersi che senso abbia mantenere in vita un mondiale come quello SBK. E i risultati si vedono su pista, dove il MotoGP è diventato un mondiale a due velocità. Basta guardare la griglia d’arrivo dell’ultimo Gran Premio del Mugello, ma un pò la falsariga di tutto l’anno.

I piloti dei team ufficiali e satellite a giocarsi le prime dieci posizioni, con gli altri nel ruolo di comparse, oltre ad essere distanziati dai primi con ritardi mostruosi. L’unico a tenere alta la bandiera dei team CRT è lo spagnolo Espargaro, ottavo, ma con 39 secondi dal vincitore-dominatore del Mugello Lorenzo, e ben 12 secondi da Hayden giunto sesto.

Basta dare un’occhiata alla classifica piloti, ad oggi, e scoprire che il primo dei CRT, guarda caso sempre Espargaro, è decimo con 28 punti a ben 43 punti da Crutchlow, che poi sarebbe quarto nella classifica generale. E gli altri? Fuori dalla top ten con Barbera a soli 13 punti, in quattordicesima posizione. Dalla nona alla prima posizione la fanno da padrone i driver delle case ufficiali ed i piloti delle moto satelliti.

Pedrosa 103, Lorenzo 91, Marquez 77, Crutchow 71, Dovizioso 50, Rossi 47, Hayden 45, Bautista 38 e Brandl 30 chiariscono ancora meglio in termini numerici la distanza che intercorre tra Espargaro e chi lo precede. Qualcuno potrebbe obbiettare: siamo solo alla quinta gara della stagione, ancora il campionato è lungo. Anche questo è vero. Tempo per ottenere migliorie tecniche i team CRT ce lo avrebbero, in teoria.

Il punto è che si getta un’occhiata alla classifica finale del Mondiale 2012 ci si ritroverà di fronte ad una desolante verità. Il campionato 2013 sta proseguendo sulla falsariga di quello scorso. Nel 2012 Espargaro, sempre il migliore delle CRT con la sua ART, chiuse dodicesimo quest’anno ha leggermente migliorato. Per una Moto GP che viaggia desolatamente a due velocità.

RTR Sports Marketing
Nella foto: Espargaro

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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