In MotoGP

La finestra del soggiorno, quella che affaccia sul Lago di Ginevra, offre la perfetta cartolina di Prangins: da qui si vedono le increspature d’argento del lago, le punte del castello e la meravigliosa facciata della Maison. E’ un piccolo angolo di paradiso, questo lembo di Svizzera di quattromila abitanti: vita tranquilla, esistenze geometriche, gente cordiale ma riservata, non un briciolo di premura, lo sfondo delle Alpi a gettare su tutto un senso di pace e di controllo. E’ bello, qui.

Sarà l’anno buono?

E’ da qui che Dani Pedrosa, alla fine della stagione 2013, tirerà le somme su quanto accaduto quest’anno. Se sarà finalmente l’anno buono o un’altra stagione baciata dalla cattiva sorte, solo il tempo lo sa. Probabilmente però, dalla finestra sul lago, il weekend del Sachsenring gli sembrerà lontano e sfumato nella memoria, come solo possono esserlo questi giorni d’estate europea, bizzarri e allucinati. Chissà come se le ricorderà queste ore rumorose e ricche di punti interrogativi, da quella quiete pacifica e senza tempo.

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Certo è che quanto accaduto fra ieri e oggi sul tracciato tedesco ha dell’incredibile, a dire poco. Jorge Lorenzo, nelle prove libere del venerdì, è caduto nuovamente sulla stessa spalla che si era fratturato quattordici giorni fa, incrinando questa volta  irrimediabilmente quella placca di alluminio che gli teneva salda l’articolazione e che gli aveva permesso di compiere il miracolo di Assen. Dal suo box arancione, ancora una volta Pedrosa ha visto il rivale delle ultime stagioni essere portato di corsa in ospedale, per finire sotto i ferri. Soltanto, questa volta niente miracolo, niente sfide alla sorte: Lorenzo è in clinica a Barcellona e ci rimarrà per qualche giorno, saltando sia il GP di Germania sia la prova di Laguna Seca.

Domandarsi se Dani Pedrosa fosse più contento o addolorato per l’accaduto è domanda ingannevole e maliziosa: difficile distinguere il dispiacere per il collega-rivale dalla limpida possibilità di guadagnare terreno fondamentale per la corsa al mondiale. Ma si sa, il piccolo spagnolo di casa Honda non è certo il prescelto della Dea Bendata, che lo ha scaraventato per terra senza scrupoli esattamente un giorno dopo il suo collega. L’esito, purtroppo, è il medesimo: una frattura alla clavicola e l’impossibilità di prendere parte alle qualifiche. Fuori sia l’uno che l’altro.

Ora, vedere la griglia del Gran Premio di Germania privata dei suoi due protagonisti principali, è cosa che solleva come minimo due interrogativi. Il primo, più specifico, riguarda la sicurezza del circuito tedesco, il secondo, più filosofico, chiama in esame il ruolo della fortuna nelle stravaganti vicende degli ultimi mondiali. [pullquote1]”Qui non si può più correre. E’ un circuito anomalo, io sono andato per terra con gomma morbida e al 4° giro. Non è un tracciato adatto a queste moto – Dovizioso [/pullquote1]

Partiamo dal primo punto. Al termine delle qualifiche odierne tutti i piloti hanno lamentato serie perplessità sul futuro della MotoGP al Sachsenring. E’ fuor di dubbio che la pista tedesca non sia più adatta a questa MotoGP, a questi telai e a queste gomme. E’  un tracciato cortissimo, lento, ricco di saliscendi e dall’andamento stravagante, con 11 curve a sinistra e sole tre a destra. Quando si arriva alla celebre curva 11 (quella in cui sono caduti praticamente tutti i piloti), si viene da sei curve a sinistra prima di buttarsi a 230 all’ora in una feroce picchiata dal lato destro, con la spalla della gomma fredda e senza aderenza. Insomma, un patatrac. Quando qualcosa come sette o otto moto cadono nello stesso punto è lecito chiedersi se il “sistema” MotoGP si stia muovendo con uniformità, ovvero se la gran copia di modifiche introdotte e di aggiornamenti dal punto di vista delle gomme, sia poi seguita da una medesima innovazione sui tracciati e sulle infrastrutture. Le GP odierne, al Sachsenring, non scaricano a terra neppure il 70% della loro attuale potenza, non hanno tempo e velocità sufficienti per scaldare le coperture e si trovano in affanno con sistemi elettronici che non sanno adattarsi a condizioni di percorrenza così diverse.

Diverso, invece, è il discorso bilancio con la fortuna. Con Lorenzo fuori per almeno due gare e Pedrosa acciaccato a partire dall’ultima casella disponibile, questo Gran Premio ha tutte le caratteristiche per essere un sontuoso spartiacque di questa stagione. In prima fila ci sono Marquez, Crutchlow e Rossi: due seconde guide e un team satellite, per esser chiari. Diventa un gioco delle tre carte, questo campionato, in cui tutto si mescola e si spariglia continuamente e in cui la buona sorte gioca il ruolo del croupier beffardo. Ne giova certamente lo spettacolo e l’imprevedibilità, poichè si riaccendono le speranze mondiali di Marquez e le possibilità di Rossi di agguantare altri podi e altre vittorie. Certo è però che essere privati delle prime due carte del mazzo lascia la partita senza dubbio più povera.

Vedremo domani. L’impressione è che nulla, più, sia così scontato.

By Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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