Formula1 Vs MotoGP. Un campionato Team Oriented contro un campionato Star Oriented. Alla ricerca della formula del successo.
I numeri, calendari e audience
Formula 1 e MotoGP rappresentano il meglio del motorsport a due e quattro ruote. Con rispettivamente 24 e 21 Week end di gara i due campionati sono una piattaforma promozionale itinerante che nel corso di 10 mesi toccano alcuni dei più importanti mercati mondiali.
Per la F1 una massiccia audience cumulativa mondiale di circa 70 Milioni di spettatori a gara e 6 milioni di biglietti venduti sui circuiti nel 2023 mentre per la MotoGP una crescita del 20% dall’anno precedente per l’audience TV accompagnata da circa 3 milioni di fans sui circuiti, numeri che collocano queste due categorie all’apice delle properties sportive.
Non esistono altri campionati comparabili per impatto geografico e frequenza degli eventi. Solo Olimpiadi e Mondiali di Calcio godono dello stesso prestigio ma la frequenza è quadriennale mentre la Champions League si gioca esclusivamente in territorio europeo.
Quali sono le principali differenze tra i due campionati? Lo spettacolo
I due campionati sono profondamente differenti, e offrono spettacoli agli antipodi per la natura dei mezzi, la durata delle gare, e la semplicità (o la complicazione nel caso della F1) della gara. I 45 minuti di durata della MotoGP sono l’ideale per mantenere alta l’attenzione del pubblico, inoltre la numerosità e la qualità dei sorpassi garantiscono alta tensione ad ogni evento, L’introduzione della gara sprint il Sabato ha ulteriormente esaltato queste caratteristiche rendendo la MotoGP, se possibile, ancor più coinvolgente producendo week end ricchi di contenuti sfruttando al meglio un giorno potenzialmente meno interessante.
La Formula 1 è più complicata, le strategie legate alle gomme sono di difficile comprensione per il pubblico meno esperto, e oltre a correre il rischio di danneggiare anche Pirelli, continuamente nominata in relazione al degrado delle gomme (interessante sarebbe sul punto chiedere ad un esperto di neuromarketing, se il messaggio che passa non si sedimenti in modo negativo nelle memorie dei fan). È vero la numerosità dei sorpassi è elevata ma il sorpasso apprezzato dai tifosi è quello ruota a ruota, in staccata, piuttosto che quello favorito dal DRS a metà rettilineo. La durata della gara, l’ingombro delle auto e la presenza di alcuni circuiti cittadini particolarmente tortuosi non garantiscono sempre uno spettacolo esaltante.
Auto Vs Moto
Il Numero di interessati ai due campionati va di pari passo agli interessati ai due settori e alla diffusione dei mezzi a due e quattro ruote.
I campionati rispecchiano, per popolarità, la dimensione delle rispettive industrie: quella dell’auto valeva nel 2021, 2.86 trilioni di dollari e continua lentamente a crescere mentre l’industria delle due ruote nel 2024 dovrebbe toccare i 145.5 miliardi di dollari. Due e quattro ruote sono più o meno popolari in base all’adozione della stesse nell’area geografica di riferimento. India e Sud Est asiatico rappresentano al momento le aree di maggior espansione e popolarità per la MotoGP grazie anche ad un impressionante numero di moto vendute. La moto è il primo mezzo di locomozione in Indonesia, Filippine, Vietnam, Thailandia ed India e proprio lì l’interesse è molto forte.
La F1 invece invece ha maggior seguito in generale ed ancor di più in mercati più solidi e maturi quindi l’Europa, le due Americhe, gli Emirati Arabi, Australia, Cina, e Giappone che sono il caposaldo di questa disciplina. Ci si aspetta un rientro dell’Africa che ha in passato ospitato la F1 nello storico circuito di Kyalami.
Chi ha una strategia più efficace che mitiga gli alti e bassi di qualsiasi prodotto sportivo?
La Formula 1 e i Team che vi partecipano, indipendentemente dall’essere emanazione diretta di un produttore di auto, hanno secondo me una miglior strategia di comunicazione che li pone al riparo da improvvisi cali di audience. I team della Formula 1 hanno sempre spinto la comunicazione del proprio brand e dell’eventuale partner mentre la MotoGP ha troppo spesso fatto leva sul pilota e sul suo carisma. Probabilmente questo è anche il risultato della maggiore visibilità del pilota delle due ruote che è completamene esposto e quindi più centrale a tutta la comunicazione anche nel corso della gara.
La realtà però vuole che i piloti vanno mentre i team restano e questa comunicazione incentrata sulla star crea per forza di cose degli alti e bassi difficili da contrastare. Quindi quando Schumacher lascia la Ferrari, Vettel l’Aston Martin o Hamilton La Mercedes, le squadre rimangono le stesse nel percepito dei fan ed il campionato non ha flessioni. Al contrario quando un campione della MotoGP si ritira o cambia casacca il valore percepito della squadra o dell’intero movimento ne risentono immediatamente, basti pensare al ritiro di Valentino e all’immediato calo d’interesse riscontrato. Da aggiungere poi che è impossibile pianificare la scoperta di un talento che oltre alla velocità in pista abbia anche il carisma e la statura di un Valentino Rossi.
La MotoGP, e ancor di più le squadre dovrebbero spingere maggiormente sulla loro identità e mettere in primo piano la propria attività per mitigare il rischio che il ritiro di un pilota piuttosto che la fine della sua carriera sportiva crei degli scossoni a tutta la struttura.
Differenze nel mercato delle sponsorizzazioni tra i due campionati
In F1 è difficile anche accedere con livelli d’ingresso che sono tra i 5 e i 10 volte più alti che in MotoGP. In MotoGP alcune livree, anche di case titolate, sono un coacervo di adesivi e sponsor di ogni dimensione e foggia, Il campionato a due ruote si vende soprattutto nei paesi del sud Europa o agli sponsor interessati a queste aree. India, Thailandia, Indonesia sono aree in cui ci si sta muovendo e che sembrano essere altamente promettenti per il campionato. Il sogno rimane quello della conquista del mercato statunitense che potrebbe portare ad un incremento della popolarità e ad un innalzamento delle revenue importante.
Lo scorso anno la nomina di Dan Rossomondo, proveniente dall’NBA dove aveva ricoperto la posizione di Senior Vice President of Global Partnerships and Media, a Chief Revenue officer di Dorna mostra che questa è la strada intrapresa. L’esordio di un team Americano nel 2024 ci dà una speranza in più che questo obiettivo possa essere raggiunto in futuro.
Il Campionato di F1 è riuscito commercialmente ad imporsi ovunque, facilitato dalla maggior diffusione delle 4 ruote e da alcune mosse di comunicazione azzeccate che negli ultimi anni hanno aperto le porte degli USA (Drive to Survive e maggior utilizzo dei social network su tutte)
Gli anni che verranno…Aerodinamica in MotoGP e Cambi Gomme in Formula 1, siamo proprio certi che ce ne sia bisogno?
No, secondo me no, bisogna semplificare per motivi diversi. La F1 è troppo complicata da leggere: chi va in pista e non può usufruire di un commento live non capisce cosa succede.
In MotoGP avere dei missili non aumenta lo spettacolo…dei due le altissime velocità aumentano unicamente i pericoli
Quali sono alcuni interventi da fare per migliorare lo spettacolo e dare nuova linfa ai campionati? Una ricetta non richiesta ma che mi sento di dare.
Per quel che riguarda la F1 poche modifiche, basta cambi gomme (le vogliamo tonde, nere e che durino come gli utenti normali quando vanno a cambiare quelle della loro macchina), freni d’acciaio per allungare gli spazi di frenata, anche una piccolissima differenza tra i piloti sarebbe amplificata e riporterebbe ai sorpassi in staccata e non a metà rettilineo.
MotoGP – Uno spettatore non riesce a rendersi conto e non basa la sua passione sulla velocità massima, ma sui duelli e sui sorpassi. Tutto quello che diminuisce la capacità di sorpassare e l’agilità della moto snaturandone l’essenza dovrebbe essere eliminato per tornare a soluzioni meno estreme. Giusta la diminuzione della cilindrata per abbassare le velocità, se si continua così gli impianti diventeranno non adeguati e con vie di fuga insufficienti a garantire la sicurezza.
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Riccardo Tafà
Managing Director di RTR Sports, Riccardo si è laurea in giurisprudenza all'Università di Bologna. Inizia la sua carriera a Londra nelle relazioni pubbliche, poi si sposta nel settore delle due e quattro ruote. Si trasferisce brevemente a Monaco prima di tornare in Italia. Lì fonda RTR, prima una società di consulenza e poi un'azienda di marketing sportivo che, alla fine, trova una nuova e definitiva sede a Londra.
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In un’epoca in cui è possibile arrivare ovunque con un clic, è forte la tentazione di rivolgersi direttamente a team e proprietà per progetti di sponsorizzazione.
Così facendo siamo convinti di accorciare la catena del valore, risparmiando tempo e denaro. Tuttavia questi metodi DYI sono tutt’altro che esenti da rischi e quello che inizialmente sembra essere un vantaggio competitivo si trasforma presto in un problema difficilmente risolvibile. Ecco perché ci sono le agenzie. Ed è per questo che dovresti affidarti a noi per le tue sponsorizzazioni.
Le attivazioni sono il cuore pulsante
Le attivazioni sono il vero cuore della sponsorizzazione sportiva. Senza di esse, rimane solo un’adesivo vuoto su una moto, una macchina o una divisa e nessun contatto con il pubblico, nessun legame emozionale, nessun impatto sulla bottom line. E allora come si fa? Di certo non saranno i team o gli atleti ad aiutarvi a sfruttare la sponsorship e a farvi godere dei tanti diritti di marketing che avete pagato. Per tirare fuori il meglio da un progetto di marketing sportivo vi serve un’agenzia che sappia utilizzare la sponsorship per coinvolgere la fanbase sul web, per arrivare nei Centri Commerciali, per organizzare hospitality, per sviluppare possibilità di B2B e B2C e per portare i “vostri” atleti di fronte a milioni di potenziali consumatori.
Le informazioni giuste, la scelta giusta
Lo sport è una passione immensa e per i nostri colori del cuore saremmo disposti a fare di tutto. Ma il business è un affare diverso ed è importante prendere le migliori decisioni strategiche possibili basandosi su ricerche indipendenti, statistiche e dati affidabili. Un’agenzia di marketing sportivo e di sponsorizzazioni sportive come RTR ha un quadro obiettivo e a 360° dello scenario ed è in grado di dirvi cosa è davvero meglio per voi: quale sport, quale atleta, quale squadra. Questo perchè siamo in possesso di un gran numero di dati e informazioni su ascolti, segmentazione e attitudini. Perchè i numeri non mentono. Mai.
Misurazioni obiettive per un ritorno certo
Andreste mai dal concessionario che vi ha venduto l’auto per chiedere se la macchina della concorrenza è migliore? No, ovviamente. Quindi, come pensate di ottenere misurazioni certe dell’efficacia della vostra sponsorizzazione se non vi affidate a qualcuno di super partes? Noi di RTR collaboriamo da sempre con agenzie terze indipendenti che ci permettono di conoscere il ritorno di ogni esposizione del vostro marchio in TV e sui media. Inoltre, crediamo nel calcolo del ROI come misura ultima del vostro successo: così sappiamo dirvi per ogni centesimo speso quanti ne state guadagnando.
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Quando ci si avvicina per la prima volta ad una sponsorizzazione o a un progetto di marketing sportivo è difficile conoscere immediatamente quali siano gli interlocutori corretti, quale il flow decisionale e quali le giuste tempistiche per ogni processo. Lo sport è un ambito d’azione molto specialistico e inserirsi efficacemente nei suoi percorsi può richiedere un sacco di tempo e quindi di denaro. Noi invece conosciamo referenti e ambiti d’azione e sappiamo con chi parlare, quando e in che modo. Così anche voi siete più efficaci.
Sedetevi, rilassatevi, ci pensiamo noi
Da più di 30 anni ci occupiamo di sponsorizzazioni sportive e di marketing sportivo. Siamo consulenti, nel senso che il nostro obiettivo è quello di massimizzare il vostro investimento, ma siamo anche un’agenzia che gestisce il progetto dall’inizio alla fine. Lo facciamo dal 1995 con passione e professionalità, seguendo tre principi che sono diventati cardine della nostra attività: indipendenza, verticalità e trasparenza.
Conosco e lavoro con Riccardo Tafà dal 1995, quando per la prima volta abbiamo collaborato insieme ad un progetto per il Team Williams di Formula 1. Da allora abbiamo sviluppato molti altri accordi. Dopo avere lasciato Williams per lavorare con Gerhard Berger alla scuderia Toro Rosso, mi sono rivolto nuovamente a Riccardo per trovare un fornitore di utensili per il team, e Riccardo ha risposto positivamente con un’introduzione ad USAG: la partnership fra USAG e Toro Rosso sarebbe poi durata ben cinque anni. Di recente ho assunto il ruolo di Group Commercial Director per la prestigiosa squadra Andretti Autosport e mi trovo nuovamente a lavorare con Riccardo su una quantità di interessanti progetti. Perchè dunque questa collaborazione dura da così tanto? È un uomo capace, conosce egregiamente il lato commerciale dello sport ed è onesto e affidabile. Riccardo Tafà è un uomo del fare, più che del parlare: in oltre 20 anni non ho mai avuto uno screzio con lui o con una delle aziende che mi ha presentato. Inoltre, ciascuna delle partnership ha generato un ROI notevole sia per lo sponsor che per la parte sportiva. Non riesco a pensare a nessuna migliore testimonianza di questa per descrivere il lavoro di Riccardo.
Jim Wright
Group Commercial Director
Da oltre 10 anni lavoriamo con RTR Sport, gli obiettivi e i programmi di collaborazione continuano a rinnovarsi e a crescere con grande soddisfazione da parte nostra. Personalmente considero RTR una squadra di grandi professionisti capitanata da Riccardo Tafà che considero abbia competenze eccezionali e una sviscerata passione per il proprio lavoro.
Lucio Cecchinello
Team Principal
Vorrei porre in rilievo che tra le qualità di RTR c’è la sua grande abilità nell’approcciarsi strategicamente allo scenario delle sponsorizzazioni, connessa ad un modo di fare appassionato, una enorme volontà di risolvere i problemi, e una robusta professionalità.
Gianluca Degliesposti
Executive Director Server&Storage EMEA
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