In MotoGP

La stagione MotoGP 2019 ha da poco terminato i suoi primi test, ma già sono abbastanza chiare le principali aree di sviluppo da tenere sotto controllo per il massimo campionato delle due ruote. Ecco alcuni dei progressi tecnici e tecnologici che daranno forma alla MotoGP del futuro e che, se possibile, contribuiranno ad uno spettacolo ancora più emozionante e una competizione più serrata.

Introduzione della Inertial Measurement Unit (IMU) unificata

A partire dalla stagione 2019, Dorna ha reso obbligatoria la piattaforma inerziale unificata, ovvero la IMU standard , prodotta da Magneti Marelli e montata su tutte le moto della griglia. L’IMU andrà a lavorare con la ECU, la centralina elettronica prodotta dalla stessa azienda milanese, per offrire un numero di dati e informazioni mai avute prima. Nell’idea della Dorna, questa grande quantità di dati dovrebbe rendere la performance più facile da interpretare -e quindi da replicare- rendendo la competizione ancora più avvincente

L’introduzione del forcellone in carbonio

Senza che venissero fatte troppe fanfare a riguardo, negli scorsi mesi Honda ha equipaggiato la RC-213V di Marc Marquez con un forcellone in carbonio: in un certo senso un ritorno al passato, se si pensa alle prime Cagiva degli anni ’90. Visto il successo ottenuto dall’uomo di Cervera e dalla casa con l’ala, è prevedibile che il forcellone in carbonio torni a popolare i garage del mondiale. Sia Ducati che Aprilia hanno accarezzato simili progetti per lungo tempo, ma non è detto che anche altri team siano pronti con soluzioni del genere al via della Stagione 2019 in Qatar.

Più regole per ali e carene aerodinamiche

Da diversi anni i costruttori del motomondiale hanno messo in campo una esasperata ricerca aerodinamica, nel tentativo di abbattere la resistenza dell’aria e migliorare la performance della moto con soluzioni molto innovative. Nel 2016 la Dorna ha messo un primo stop all’uso delle “winglets”, le ali montate sotto al cupolino sul lato della moto. Nuove restrizioni sono però previste per il 2019, che impediranno ad esempio di potere intercambiare le soluzioni aerodinamiche da tracciato a tracciato e metteranno un freno a carene troppo “streamlined” (aerodinamicamente esasperate). Potrebbe essere un colpo duro, specie per alcuni costruttori come Ducati che hanno da tempo investito moltissimo su queste aree di ricerca.

Il ritorno di Triumph

Ovviamente, lo sbarco di Triumph in Moto2 è tutto fuorchè una novità. La storica casa di Hinckley rimpiazzerà con il suo tricilindrico -largamente derivato dal propulsore della Speed Triple– il motore Honda su tutte le Moto2 dalla stagione 2019. Quello che invece è stato nuovo per tutti (o quasi), oltre alle buonissime prestazioni del motore inglese, è stato il suono splendido che il tre cilindri Triumph è in grado di emettere. Una gradita peculiarità per i tanti amanti delle due ruote che di certo non mancheranno di apprezzare. Scherzi a parte, è ancora presto per dire quali siano le vere potenzialità del nuovo motore Triumph. Certamente però, a molti livelli, è importantissimo per questo campionato che un costruttore di tale e tanto prestigio si riaffacci in modo così incisivo sul Mondiale.

Queste introduzioni tecnologiche cambieranno il volto della competizione il prossimo anno o difficilmente i valori in campo saranno alterati, una volta che si spegneranno i semafori sulla gara di Losail? Impossibile dirlo, anche se le premesse sono quelle di una competizione sempre più serrata e un campionato ancora più emozionante.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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