Norris campione 2025 e la mappa dei Mondiali: perché le nazioni contano ancora in Formula 1
By Silvia Schweiger| Posted December 15, 2025
| In Formula 1, Formula1
By Silvia Schweiger| Posted December 15, 2025
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Abu Dhabi ha deciso il Mondiale 2025 con la freddezza tipica dei finali veri: Lando Norris è campione del mondo, titolo conquistato con un terzo posto nell’ultima gara e un margine minimo su Max Verstappen.
Da qui si apre un dettaglio che vale la pena mettere in chiaro, perché evita errori di somma e racconta bene cosa stiamo guardando. La Formula 1 festeggia 75 anni dal 1950, ma le stagioni “contate” dal 1950 al 2025 sono 76: quindi i titoli assegnati sono 76, vinti da 35 campioni diversi.
E se si scompongono questi 76 Mondiali per nazionalità, si ottiene una cartina che spiega molto più di quanto sembri: non solo chi ha vinto, ma da dove arriva il potere sportivo (e tecnico) della categoria.
Regno Unito: 21 titoli, 11 campioni. Un primato costruito
Con Norris, il Regno Unito consolida un dato già enorme: 21 titoli iridati e 11 campioni del mondo.
L’elenco è quasi una linea del tempo della F1: Hawthorn, Hill, Clark, Surtees, Stewart, Hunt, Mansell,Damon Hill, Button, Hamilton e ora Norris.
Qui la spiegazione non è “genetica” né romantica: è strutturale. La F1 moderna è un’industria concentrata e, da decenni, il suo cuore tecnico batte in Gran Bretagna. Quando team, fornitori, competenze e percorsi junior vivono nello stesso ecosistema, aumentano le probabilità che il talento di casa trovi più opportunità, più continuità e più “trazione” nei momenti in cui una carriera si decide davvero.
Italia: all’inizio del libro, poi un silenzio lunghissimo
Se parliamo di nazioni, l’Italia non può mancare. Anche perché la storia del Mondiale si apre proprio con un italiano: Giuseppe “Nino” Farina, primo campione del mondo nel 1950. E poco dopo arriva Alberto Ascari, campione nel 1952 e 1953.
Totale: 3 titoli e 2 campioni. Il punto, però, è ciò che succede dopo: l’Italia — che è ancora oggi una delle capitali emotive della Formula 1, tra Ferrari, Monza e un immaginario che non ha bisogno di presentazioni — non ha più espresso un campione del mondo dal 1953. Non è una contraddizione, è una lezione: in F1 l’identità pesa tantissimo, ma il titolo lo vinci quando il sistema (tecnico, sportivo, manageriale) ti mette nelle condizioni di arrivare all’ultimo centimetro.
Michael Schumacher, Ferrari, 2004
Germania: 12 titoli con tre soli campioni
La Germania è l’altra faccia della stessa medaglia: 12 titoli con 3 campioni (Schumacher, Vettel, Rosberg). È un record di “densità”: pochi nomi, tante stagioni vinte. In pratica due dinastie — Schumacher e Vettel — e un titolo simbolo dell’era iper-professionale (Rosberg). La lettura è semplice: quando un fuoriclasse incontra una macchina dominante e una struttura impeccabile, la statistica si piega.
Brasile: 8 titoli, tre campioni… e un’eredità che non sta nei numeri
Il Brasile conta 8 titoli con 3 campioni: Fittipaldi, Piquet e Senna. Eppure, se chiedi a un tifoso “che cos’è la F1”, spesso la risposta passa da qui.
Senna, in particolare, ha lasciato qualcosa che le classifiche non riescono a trattenere: ha reso la Formula 1 un’esperienza emotiva globale. Non “solo” un campione, ma un linguaggio: la domenica mattina, il casco giallo, l’idea che il coraggio abbia un prezzo e che la perfezione sia un’ossessione. Il fatto che la sua morte a Imola il 1° maggio 1994 sia ancora oggi un punto di riferimento collettivo dice quanto quel segno sia rimasto nella pelle dello sport.
I “piccoli giganti” e le nazioni da un solo campione
Poi ci sono i casi che danno profondità alla cartina.
La Finlandia, per esempio: 4 titoli distribuiti su Häkkinen, Keke Rosberg e Räikkönen. La cartina di tornasole di un luogo piccolo per popolazione e densità abitativa (sono 16 gli abitanti per chilometro quadrato) ma grandissima tradizione e immensa cultura del motorsport.
E la lista dei Paesi con un solo campione (ma spesso con un’epoca addosso): Argentina (Fangio), Francia (Prost), Spagna (Alonso), Paesi Bassi (Verstappen), più Canada, Nuova Zelanda, Sudafrica.
Keke Rosberg, Williams, 1985
L’unico campione postumo: Jochen Rindt (e la sua “licenza” particolare)
C’è infine un dettaglio storico che merita di stare in un pezzo serio: l’unico campione del mondo postumo è Jochen Rindt, titolo 1970. E sì, c’è anche la particolarità amministrativa: Rindt correva sotto licenza austriaca pur avendo cittadinanza tedesca, una sfumatura che oggi suona lontanissima, ma ricorda quanto la F1 delle origini fosse meno “standard” e più legata alle biografie reali dei piloti.
Se la storia parla inglese
Il Mondiale 2025 di Norris, deciso all’ultima gara e per due punti, è perfetto per leggere questa statistica nel modo giusto: la Formula 1 è meritocratica, ma non è neutrale. Vince chi guida meglio, certo, però spesso arriva a potersela giocare chi cresce dentro un ecosistema che trasforma talento in opportunità — e opportunità in continuità.
Per questo la “mappa dei campioni” non è un gioco da nostalgici: è una radiografia. E finché il baricentro tecnico resterà concentrato dove è oggi, non stupisce che la storia continui a parlare soprattutto inglese — mentre l’Italia, pur essendo un pezzo fondamentale dell’anima della F1, resta ancora in attesa di un pilota capace di riportare quel tricolore in cima, non solo nel cuore dei tifosi, ma anche nella riga giusta dell’albo d’oro.
Ci auguriamo che Kimi Antonelli sia in grado, dopo tanti anni e grazie al suo talento ed al supporto della Mercedes di regalare agli appassionati Italiani quel titolo che sfugge ai piloti del tricolore da oltre 70 anni.
Ranking nazioni (titoli) + piloti e numero di Mondiali vinti
Regno Unito — 21 titoli (11 campioni)
Hamilton (7), Stewart (3), Clark (2), Graham Hill (2), Hawthorn (1), Surtees (1), Hunt (1), Mansell (1), Damon Hill (1), Button (1), Norris (1).
Germania — 12 titoli (3 campioni)
Schumacher (7), Vettel (4), Rosberg (1).
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Jim Wright
Group Commercial Director
Da oltre 10 anni lavoriamo con RTR Sport, gli obiettivi e i programmi di collaborazione continuano a rinnovarsi e a crescere con grande soddisfazione da parte nostra. Personalmente considero RTR una squadra di grandi professionisti capitanata da Riccardo Tafà che considero abbia competenze eccezionali e una sviscerata passione per il proprio lavoro.
Lucio Cecchinello
Team Principal
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Gianluca Degliesposti
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