Mirco Lazzari’s ML MagazineNumero 4 – 2020
Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere entusiasmo
– Winston Churchill
ML Magazine è la nuova avventura editoriale di Mirco Lazzari: un viaggio tra fotografia, sport, cultura e colori. Mirco Lazzari è uno dei più conosciuti e apprezzati fotografi del Mondiale MotoGP e Superbike e ha realizzato alcuni degli scatti più celebri di tutto il motorsport. Siamo onorati di potere ospitare il suo lavoro sulle nostre pagine. Potete leggere l’edizione completa di ML Magazine al link sottostante.
Leggi il MagazineBayliss ed EdwardsIl racconto di questa grande impresa sembra quasi banale: due piloti fortissimi che corrono per due grandi Costruttori, si sfidano all’ultima gara per la conquista del titolo. Ma banale è l’aggettivo più sbagliato che si possa accoppiare al gran finale della stagione 2002 del mondiale Superbike. Di fronte, divisi da un solo punto, ci sono il texano Colin Edwards, campione del mondo 2000 e pilota ufficiale Honda e Troy Bayliss, australiano, campione in carica e anima e cuore della Ducati. Due campioni, ma soprattutto due uomini veri. Due che sono venuti su senza troppe correnti ascensionali, che non hanno bisogno di fan organizzati e pupazzetti per sentirsi amati. Non sono due facce d’angelo ma godono di fiducia illimitata da parte deli manager e della gente. Troy è stato pescato nella periferia del motociclismo che conta, ma chi lo ha scelto, ha capito subito che era un diamante, magari grezzo ma prezioso. Colin è uno degli ultimi lampi della grande scuola americana ed è l’uomo sul quale la Honda ha costruito la sfida alla Ducati: batterli in Superbike con una bicilindrica. Una sfida decisamente clamorosa.
Bayliss e la Ducati vivono una grande prima metà di stagione 2002, poi la Honda scatena la sua R&D che prepara materiale “evoluzione” per la VTR che ha appena vinto con Edwards e Katoh la 8 Ore di Suzuka, la gara più importante per i costruttori nipponici. Nove vittorie di fila nel 2002 per Colin ma Troy è a un punto… Siamo in settembre, a Imola, una delle più belle piste del mondo, ci sono oltre 100.000 spettatori appassionati. Perché quando c’è un grande spettacolo, il problema è sistemare la gente, non farla venire. La tensione si taglia con il coltello, è un duello all’ultimo sangue che i due affrontano con grande naturalezza. Tesi come corde di violino, ma pronti a giocarsela alla pari e senza isterie, come in un duello del vecchio West. E qui si capisce che Edwards, da buon texano amante delle armi, qualche vantaggio ce l’ha. Ma l’australiano non trema e ha in mente la stessa strategia: battere il rivale e vincere il titolo.
Andò bene a Edwards e alla Honda, due volte primi, ma la gente applaudì entrambi. In quel western non c’era il cattivo, anche se la fabbrica della moto di Bayliss è a meno di cinquanta chilometri (di via Emilia) da Imola. Fu una delle più belle gare del mondo per contenuti e tensione emotiva. Loro due, inutile dirlo, guidarono da campioni, tant’è che l’unico possibile alleato di Bayliss, il compagno di marca Ruben Xaus, arrembante, aggressivo e guascone, quel giorno riuscì solo ad accodarsi ai due maestri, da bravo scolaretto.
La sera del 29 settembre 2002 Troy e Colin non erano più due rivali: erano diventati due persone legate profondamente dall’aver partecipato alla più bella battaglia della Superbike. In una stagione in cui, su 26 manche, ne lasciarono vincere solo una agli altri, agli umani…
Pochi mesi dopo la loro carriera cambia di colpo: entrambi passano in MotoGP. Bayliss con la strapotente Ducati, Edwards con la poco gestibile Aprilia RS Cube. Non sono più due top, ma restano due grandi piloti amati dal pubblico e soprattutto due grandi uomini. Siamo a Motegi, è il 5 ottobre e si corre il Gp del Pacifico. Pronti via, la prima curva arriva e John Hopkins decide di ritardare la staccata oltre ogni limite, centrando Carlos Checa. Si innesca una “fagiolata” che lascia sulla via di fuga anche Bayliss che capisce che la sua gara è finita in un amen. Ma l’occhio attento scorge l’Aprilia di Colin piantata nella ghiaia che non riesce ad uscire. “Nessun marshall è venuto ad aiutarmi” – dichiara Edwards – poi ho sentito una spinta vigorosa e sono riuscito a ripartire. Con la coda dell’occhio ho visto che era Troy, grazie di cuore!”.
Per la cronaca, Edwards chiuse in 17esima piazza a un minuto e mezzo da Biaggi, vincitore della gara. Ma ci mise lo stesso il massimo impegno, anche per onorare l’amico che lo aveva aiutato. Fair play, please. E vedrete, cari giovani piloti, che anche dopo vent’anni si ricorderanno di voi!Leggi il MagazineJorgeLorenzo
27 giugno 2013
Circuito di Assen, curva Hoge Heide, prove libere del giovedì: Jorge Lorenzo cade a 238 km/h rompendosi la clavicola sinistra. Portato a Barcellona con volo privato, viene operato nelle prime ore del venerdì (con l’inserimento di una placca di titanio ed otto viti nell’osso) e riportato ad Assen nel pomeriggio del giorno stesso.
Dopo l’ok dei medici, è tornato in pista per il warm up e la gara del sabato, portando a termine un’impresa: correre dopo 48 ore da un infortunio e dopo 36 ore da aver subito un intervento chirurgico, arrivando in quinta posizione.
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